“Tempo Di Vivere”: dalla frenesia della città al ritorno alla vita sui monti

In Alta Val Perino, a Calenzano di Bettola (circa 700 metri di altitudine), è Tempo Di Vivere: il racconto dell’ecovillaggio dove si conduce una vita in armonia con sé stessi, con gli altri, e con la natura.

Tempo Di Vivere - Copertina

Non tutti sanno che in Alta Val Perino, a circa 700 metri di altitudine, e più precisamente a Calenzano (Bettola), è possibile trovare un piccolo “ecovillaggio”: Tempo Di Vivere. Ma cos’è un ecovillaggio? Si tratta di uno spazio comune in cui più persone, di origini ed estrazioni differenti, hanno scelto di vivere in modo ecosostenibile, costituendo una vera e propria “famiglia allargata”. Un luogo in cui i tradizionali schemi e ritmi imposti dalla società vengono abbandonati, per vivere in armonia con sé stessi, con gli altri, e con la natura.

Si tratta di una comunità intenzionale, cioè di una realtà, fondata sui principi di solidarietà sociale e auto-sostentamento, in cui l’individuo viene messo al centro. Tempo Di Vivere è anche il nome dell’Associazione no profit ideatrice di questa comunità che oggi risiede a Calenzano di Bettola.

Tempo Di VivereMa per capire meglio come funziona la vita in un ecovillaggio, incontro due degli abitanti di casa, nonché fondatori dell’associazione: i coniugi Katia Prati ed Ermanno Salvini (per chi se lo stesse chiedendo: no, non è parente del più famoso Matteo). Katia ed Ermanno mi accolgono calorosamente al villaggio e mi offrono una tazza di caffè appena “venuto su” dalla moka. Ci accomodiamo in una delle tante sale della struttura, un vecchio podere in sasso ben ristrutturato. Di fianco ad una stufa accesa (nonostante il calendario dica primavera, l’aria è ancora piuttosto fredda) inizio con le prime domande.

Quando è nato il progetto Tempo Di Vivere?

«Nel 2011 – inizia a raccontare Katia –. Volevamo tuffarci in una nuova realtà, per portare un esempio concreto di vita diversa. Diversa sotto tutti i punti di vista, sia nelle relazioni tra persone, sia nelle relazioni con l’ambiente. Così, io, Ermanno, mia madre Gabriella ed Antonio (ex compagno di mia madre, ha lasciato l’ecovillaggio nel maggio 2017) abbiamo fondato Tempo Di Vivere».

Come scatta la scintilla che porta ad una scelta così radicale?

Tempo Di Vivere -Panorama«Io ed Ermanno – spiega Katia –, al tempo (2011) eravamo già sposati e tutto andava bene. Vivevamo nel lodigiano con nostro figlio Pietro (che aveva 4 anni), avevamo la nostra casa, il nostro lavoro, la nostra routine quotidiana. Io ero laureanda in Medicina e sviluppatrice di siti web, mentre Ermanno lavorava come impiegato al Sole 24 Ore. Insomma, secondo le tradizioni, avevamo tutto. Ma a noi mancava qualcosa, non eravamo appagati. Un giorno ci siamo chiesti: “È tutto qui?”. In quel momento si è accesa una scintilla. Ci siamo messi a sognare. Abbiamo coinvolto anche altre persone interessate, come noi, ad un cambiamento vero. Non volevamo semplicemente una casa in campagna per staccare nel week end, ma una nuova vita. Dopo aver pianificato tutto, quando abbiamo capito che era giunto il momento giusto per concretizzare i nostri sogni, abbiamo abbandonato i posti di lavoro a Milano e ci siamo detti: “È Tempo Di Vivere”».

Come siete venuti a conoscenza di Calenzano?

Tempo Di Vivere - Calenzano«Faccio una premessa – precisa Katia –. Nel 2014 vivevamo in un podere in affitto a Marano sul Panaro, nella zona collinare di Modena. Siamo stati lì per tre anni e abbiamo creato una bellissima rete sul territorio. Poi, nel 2017, c’è stato un evento atmosferico fortissimo che ha distrutto una parte del nostro podere. Era estate e noi, in vista dell’inverno, avevamo bisogno di spazi al coperto. Così abbiamo dovuto trovare in fretta e furia una nuova sistemazione, una struttura abbastanza grande da poter ospitare noi e i nostri progetti. Dopo qualche ricerca su internet, ecco spuntare Calenzano! Nell’inverno del 2017, a fatica, e sotto la neve, abbiamo traslocato qui».

In quanti siete, oggi, qui al villaggio?

«Purtroppo sono da poco andate via due persone, che erano con noi fin dall’inizio – subentra Ermanno –. In questo momento, quindi, siamo in dodici: io e Katia, i nostri bimbi Pietro e Isotta, Gabriella, Simona, Riccardo, Giulia, Federico, Gabriele e Adalgisa con il piccolo Anouche. Poi ci sono anche ragazzi in modalità scambio-lavoro: noi forniamo vitto e alloggio e loro ci danno una mano qui al villaggio. Vivono un’esperienza, qualcosa di diverso dalla solita vacanza».

Come si svolge la vostra vita quotidiana?

Tempo Di Vivere - Cascina«Ognuno – prosegue Ermanno – dà il proprio contributo, in base alle personali competenze. Dalla creazione di corsi e seminari (grazie sopratutto a Gabriella e la sua esperienza nel campo del Counseling), al cucinare, al gestire la casa, alla cura l’orto (attività seguita con entusiasmo dal giovane Riccardo). Non esistono però orari da ufficio. Noi puntiamo molto sulla responsabilizzazione individuale: ognuno sa che deve svolgere dei compiti e si organizza come ritiene più opportuno per portarli a termine».

«Abbiamo scelto – riprende Katia – di non avere appartamenti personali, di vivere insieme. Vogliamo combattere questo frazionamento che c’è nella famiglia, nella società. Qui ti ritrovi ad avere più difficoltà, perché quando vivi nel tuo appartamento in città, la sera finisci di lavorare e chiudi la porta, gli altri restano fuori. Qui no, siamo sempre tutti insieme. C’è un lavoro costante su di noi».

I bambini come studiano?

«I bambini – afferma Katia – frequentano la scuola a distanza, che permette loro di avere un tutoraggio costante, con lo studio che avviene qui a casa. Lasciamo molto spazio anche alle loro iniziative, si appassionano molto, ed è un appassionarsi diverso, non imposto».

Tempo Di Vivere - OrtoDurante e dopo l’intervista, Katia ed Ermanno mi accompagnano a vedere il villaggio, mi raccontano dell’autoproduzione di saponi e detersivi, mi spiegano le tecniche di coltivazione che sfruttano per l’orto. Infine, mi invitano a rimanere a pranzo con loro. L’ospitalità del villaggio Tempo Di Vivere, di Katia, Ermanno, Riccardo, e tutti gli altri, scalda il cuore. L’armonia che si respira nell’aria è qualcosa di bello. Non so sinceramente se, e quanto, possa essere duro vivere nel villaggio, rinunciando ad alcune delle comodità e, soprattutto, delle convinzioni a cui quasi tutti siamo quasi incapaci di fare a meno. Non mi sbilancio nemmeno nel dire se la scelta sia da condividere oppure no, ognuno è libero di farsi le proprie opinioni. Ma di certo, dai loro sorrisi, viene il dubbio che per essere davvero felici ci sia bisogno di molto meno di quello che pensiamo.

Come tutti, dovete anche pagare affitto e bollette.

Tempo Di Vivere - Summercamp«La nostra fonte di reddito principale – spiega Simona, che nel frattempo si è unita a noi nella sala –, ad oggi, è data dagli eventi che teniamo nel fine settimana, durante i quali diffondiamo le nostre conoscenze ed esprimiamo i nostri talenti. Alcuni di questi seminari sono a pagamento, altri ad offerta libera, a seconda del tipo di contenuto che viene fornito: servizi di counseling, di naturopatia e tanto altro. Naturalmente il costo della vita qui non è alto, puntiamo molto al risparmio energetico e all’autoproduzione. Poi c’è anche una rete di scambio tra ecovillaggi, sia di competenze che di prodotti. Abbiamo, come tutti, momenti in cui dobbiamo tirare la cinghia, però dai, ce la facciamo».

Come sono i vostri rapporti con il paese e i suoi abitanti?

«Inizialmente c’è stata diffidenza – riprende Katia –, ma questo è più che comprensibile. Noi vogliamo creare una rete sul territorio. Ci farebbe veramente piacere vedere questi posti ripopolati, ritrovare determinate tradizioni, per tornare a vivere in modo più sano».

Avete mai dei ripensamenti? Giornate dure in cui vi chiedete: “Chi me l’ha fatto fare?”

Tempo Di Vivere - CerchioA questa domanda rispondono tutti molto convinti: «Ripensamenti mai. Certo le giornate difficili, come in ogni famiglia, non mancano. Ma quando pensiamo alla vita di prima, e alla qualità della vita di adesso, ci chiediamo piuttosto se non abbiamo aspettato troppo a fare questa scelta».

Ivan Corbellini

Publicità

LASCIA UN COMMENTO

Inserisci il commento
Inserisci il tuo nome